La storia di Torre Annunziata

Pranzammo a Torre Annunziata con la tavola disposta proprio in riva al mare. Tutti coloro erano felici d'abitare in quei luoghi, alcuni affermavano che senza la vista del mare sarebbe impossibile vivere. A me basta che quell'immagine rimanga nel mio spirito.
J.W. GOETHE (da: "Viaggio in Italia") 13 marzo 1787

Tavoliere Tango

Planimetria del feudo redatta dal tavolario Tango

In epoca romana il luogo era chiamato Oplonti, sobborgo di Pompei, residenza estiva dei patrizi romani, soggiorno per cure termali. L'eruzione del Vesuvio del 79 d.c. cancellò entrambe e per circa mille e cento anni la zona compresa tra il vulcano ed il mare, la pianura del Sarno e gli scogli di Prota, fu ricoperta da una fitta foresta, covo di banditi da cui forse il nome di "silva mala" come allora era conosciuta. Il periodo storico di Torre comincia il 19 settembre 1319, con un documento redatto in Aversa da B. Capua, pronotaro del regno di Sicilia con il quale Carlo d'Angiò concedeva quattro moggie di terra su richiesta dei cavalieri:Guglielmo da Nocera, Matteo Avitabile, Puccio Francone ed Andrea Petrucci per il loro desiderio di erigere una cappella da dedicare alla vergine Annunziata in località calcalora (fabbrica di calce).Questo può significare che già esistesse un insediamento di pescatori e contadini e la cappella necessaria per assolvere le pratiche religiose della popolazione. La storia prosegue con il 1415 anno in cui la regina Giovanna II d'Angiò dona il feudo a Nicola d'Alagno, che a causa della lite sorta con il conte di Nola Raimondo Orsini il quale vantava diritti sui luoghi avendovi costruito una torre per difesa, giunge

Veduta di fantasia di Torre Annunziata

Nell'illustrazione, veduta di fantasia di Torre.

ad un accordo, versando la somma di 600 scudi d'oro così diventando, il 4 agosto del 1419 il primo feudatario. Il d'Alagno vi costruì un maniero ed in seguito una chiesa dedicata a Maria S. della Annunciata con attiguo convento. Successivamente il figlio Ugone ampliò i confini costruendo a nord una torre tuttora esistente, chiamata "torretta di Siena". Il figlio di questi Nicola II completò il castello del nonno, restaurando la torre degli Orsini e donando, il 29 novembre 1498 la chiesa ed il convento ai padri Celestini che la ressero sino all'abolizione degli ordini religiosi avvenuta nel periodo napoleonico. Successivamente, per mancanza di eredi diretti il feudo passò alla sorella Luisa e dal di lei figlio Goffredo Galluccio quindi nel 1517 a Manfredino de Bucchis, ma il figlio di questi, Tiberio non gli sopravvisse di molto e morendo senza lasciare eredi furono i due fratelli germani: Giacomo e Vincenzo a spartirsi il feudo: il primo ottenne la parte occidentale all'altro quella orientale. Il figlio del primo, Geronimo, vendette la sua parte al conte di Sarno Muzio Tuttavilla nel 1593 per 45000 ducati, con la clausola di retrocessione, nel caso il conte non fosse riuscito a saldare il residuo di altri 20000 dopo aver costruito il canale di Sarno per utilizzarne le acque dei mulini in fase di costruzione. L'impegno finanziario fu superiore alle sue forze provocandone il dissesto, acuito dall'eruzione del 1631 con parecchi danni al canale ed ai mulini, conseguenza di tutto ciò fu che alla sua morte ed a quella del figlio Vincenzo, la figlia Maria che lo aveva ereditato, non poté far fronte ai debiti ed al contratto di acquisto dello stesso ed infatti G. Bucca ne pretese ed ottenne la restituzione nel 1614 per venderlo poi al marchese di Alfadena Ludovico Bucca. Nel 1618 il conte P.F. Colonna, marito di quella Maria Tuttavilla ne divenne signore, unendolo all'altra metà appartenuta agli eredi di Scipione Bucca. A lui successe il figlio Pompeo, che per aver parteggiato con i francesi nella rivoluzione di Masaniello del 1647, fu costretto nel 1649 a fuggire la repressione spagnola, perdendo i suoi diritti sul feudo che il Regio Fisco prima sequestrò e poi vendette nel 1662 al principe Maffeo Barberini. Nel 1705 il principe Urbano Barberini vende il feudo a Giuseppe Massarenghi che l'acquista per conto della figlia primogenita Maria che sposò don Gerardo Dentice, l'ultima famiglia feudataria di Torre Annunziata.